Antonio Donghi, artista privilegiato nella nostra collezione da un importante corpus di opere parzialmente raccolto nel corso degli anni, è riproposto all'attenzione del pubblico in una ricca mostra che torna a sottolineare l'originalità e il fascino della sua produzione nell'ambito della cosidetta Prima Scuola Romana. Non possiamo che essere orgogliosi di affiancare il nucleo in nostro possesso a prestiti dei musei pubblici romani e milanesi più prestigiosi e a quelli di generosi collezionisti privati, custodi di dipinti estremamente significativi. Le oltre 90 opere esposte, numero consistente, se si pensa che l'artista ne ha dipinte poco più di 200 nel corso di tutta la vita, consentono di mettere a fuoco il percorso di un creatore singolare e solitario, capace di mescolare i connotati di una ispirazione legata alla sua natura e alla sua città alle più nuove suggestioni della cultura del "ritorno all'ordine". Dopo la ventata delle avanguardie, avverte anch'egli, come altri, il desiderio di "tornare al mestiere", senza ripercorrere passivamente strade battute, ma innovando il rapporto con la realtà di nuove (solo apparentemente più semplici) prospettive. Nasce così una visione che immette nel tessuto di un universo concreto e talora ispirato alla cronaca, un soffio di astrazione, in linea con le istanze della cultura metafisica diffusa da Giorgio De Chirico e dal "realismo magico" teorizzato da Massimo Bontempelli. Siamo sicuri del successo dell'iniziativa, poichè Donghi è artista che sa stupire per la qualità della sua pittura, minuziosa e compatta, elaborata e netta e nel contempo sa attrarre per la capacità di evocare un mondo a noi vicino per l'ironia, la capacità di cogliere tipi umani e di sublimarli nei loro reconditi significati. Bernardino Libonati Presidente Banca di Roma ... continua a leggere